Ambiente e tumori

Il 40% dei tumori si può prevenire adottando idonei stili di vita: non fumando, non eccedendo nel consumo di alcolici, facendo un’idonea attività fisica, alimentandosi secondo i dettami della dieta mediterranea, non esponendosi in modo indiscriminato al sole. Le aziende sanitarie e gli assessorati regionali alla sanità fanno però ben poco per diffondere queste informazioni alla popolazione e non investono adeguatamente nella prevenzione primaria. Il mantenimento della salute dei cittadini, d’altra parte, passa attraverso il controllo di tutte le possibili fonti di rischio: non solo gli stili di vita, ma anche quello che si respira, quindi l’ambiente in cui si vive e si lavora.

Si stima che ogni anno in Europa oltre 250.000 persone muoiano di cancro per cause ambientali, attribuibili all’inquinamento atmosferico. Responsabile dell’insorgenza di tumori polmonari, ma anche di altri tipi di tumore e  di gravi patologie respiratorie e cardiovascolari. Da molti anni è nota la correlazione tra smog e tumore polmonare, ma uno studio recente dimostra come il rischio di sviluppare un carcinoma mammario cresca del 28% quando l’esposizione all’inquinamento atmosferico da particelle fini (PM2,5) aumenta di 10 µg/m3, ovvero la differenza di concentrazione rilevata, passando da aree rurali ad aree urbane. L’inquinamento atmosferico è dovuto a varie sostanze cancerogene  (PM 10, PM 2,5, NO2 e O3) provenienti da attività umane (traffico veicolare, industrie, riscaldamento domestico), ma l’effetto delle polveri sottili, catalogate fra i cancerogeni certi, è sicuramente maggiore nei fumatori, che già hanno l’apparato respiratorio fortemente indebolito e danneggiato dal tabacco. Il documento “Air Quality Report”, pubblicato nel febbraio 2023 dall’Agenzia Europea per l’Ambiente, evidenzia come l’Italia si confermi tra i Paesi europei più inquinati: infatti se le stime di decessi prematuri causati dal particolato atmosferico fine PM 2,5 sono passate per la Germania da 58.600 del 2016 a soli 28.900 del 2020, in Italia la riduzione dei decessi è stata molto inferiore,  passando da 58.600 a 52.300 morti premature.

Il rapporto “Mal’Aria di città 2024” di Legambiente sull’inquinamento atmosferico nelle città italiane riporta anche Cagliari fra le prime dieci città italiane con una maggior presenza di polveri sottili PM10 nell’aria, ma con valori elevati anche di PM2.5.

La Direttiva europea per la qualità dell’aria del 2023 indica la necessità di un abbassamento del limite delle concentrazioni di questi inquinanti: PM2.5 da 25 µg/m3 dovrebbe scendere a 10 µg/m3 entro il 2030, mentre le indicazioni dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) vorrebbe portare tale soglia a 5 µg/m3. Ciò ridurrebbe l’insorgenza di molte malattie neoplastiche, soprattutto del tumore polmonare, ma anche di malattie respiratorie e cardiovascolari.

Un altro aspetto rilevante è l’inquinamento ambientale e il potenziale cancerogeno di molte sostanze chimiche utilizzate in luoghi di lavoro (piombo, arsenico, cromo, cadmio, acrilammide, pesticidi, bisfenolo A, sostanze fluoroalchiliche, amianto). Pur con le difficoltà di valutazione connesse all’assenza dei Registri Tumori Regionali in molte parti della nostra penisola, tra cui la Sardegna, un dato allarmante è che in Italia la più elevata mortalità per cancro si registra là dove è maggiore l’inquinamento atmosferico ed ambientale, anche se in quella stessa area gli stili di vita sono quelli più salubri.

Per la tutela dell’ambiente e per il benessere della popolazione è dunque indispensabile un forte impegno delle autorità politiche e sanitarie nel legiferare per la riduzione degli inquinanti nell’acqua, nel suolo e nell’atmosfera, favorendo i processi di transizione energetica.

Dr Daniele Farci

Oncologo

Unione Sarda 22/06/2024, pagina 13

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